La guerra di Piero
È una canzone di Fabrizio De Andrè, un cantautore genovese che ha scritto tantissime canzoni di successo.
Ho scelto "la guerra di Piero" perché racconta, attraverso i pensieri di un giovane soldato, la stupidità della guerra, in cui spesso la differenza tra i soldati dei due eserciti "nemici" è solo il colore della divisa. Piero potrebbe appartenere a qualunque nazionalità, potrebbe essere coinvolto in una guerra civile, non si sa; come molti giovani chiamati al servizio militare esegue degli ordini, finchè il solo dubitare di quegli ordini rende un altro più veloce di lui ad eseguirli.
È una canzone triste, ma di denuncia e di protesta, che lascia sperare che un giorno, forse, possa esistere un mondo senza stupide guerre.
L'agogica è andante, il tempo è di 6/8. Lo schema esecutivo è a strofe.
La tonalità è in LA minore, l'estensione va dal LA al FA ed è quindi di sesto grado. Le figure ritmiche prevalenti sono due terzine di sedicesime.

Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi
lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i lucci argentati
non più i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente
così dicevi ed era inverno
e come gli altri verso l'inferno
te ne vai triste come chi deve
il vento ti sputa in faccia la neve
fermati Piero , fermati adesso
lascia che il vento ti passi un po' addosso
dei morti in battaglia ti porti la voce
chi diede la vita ebbe in cambio una croce
ma tu no lo udisti e il tempo passava
con le stagioni a passo di giava
ed arrivasti a varcar la frontiera
in un bel giorno di primavera
e mentre marciavi con l'anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore
sparagli Piero , sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue
cadere in terra a coprire il suo sangue
e se gli sparo in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avrà per morire
ma il tempo a me resterà per vedere
vedere gli occhi di un uomo che muore
e mentre gli usi questa premura
quello si volta , ti vede e ha paura
ed imbracciata l'artiglieria
non ti ricambia la cortesia
cadesti in terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che il tempo non ti sarebbe bastato
a chiedere perdono per ogni peccato
cadesti interra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato un ritorno
Ninetta mia crepare di maggio
ci vuole tanto troppo coraggio
Ninetta bella dritto all'inferno
avrei preferito andarci in inverno
e mentre il grano ti stava a sentire
dentro alle mani stringevi un fucile
dentro alla bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole
dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.
La Resistenza
MariaPaola Colombo - classe III A - esame di licenza media - anno scolastico 2006/2007
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